Il confine di Tito



Edito nella collana Anthurium per i tipi della Ibiskos Editrice Risolo - la piccola ma prestigiosa casa editrice di Empoli  cura ormai con una certa continuità autori giuliani-  il libro “Il confine di Tito” di Daria Camillucci è stato presentato giovedì 29 novembre 2007, presso la libreria Minerva, davanti ad un pubblico accorso numerosissimo. A illustrare i contenuti del romanzo a sfondo storico il poeta  e drammaturgo triestino Claudio Grisancich, il giornalista e scrittore Pietro Spirito e il docente della storia della drammaturgia presso l’università di Trieste Paolo Quazzolo. Nell’incontro di particolare pathos la lettura di alcune pagine fatta da Grisancich.
 La bella foto di copertina è stata realizzata dal fotoreporter Marino Sterle, che svolge la sua attività professionale presso il quotidiano “Il Piccolo” di Trieste e che ha al suo attivo diverse campagne pubblicitarie e mostre fotografiche di prestigio nazionali e internazionali. 
Alla copertina ha collaborato con la sua partecipazione il modello sloveno Aleksander Campa



Descrizione

Nel romanzo si narra la vicenda d’amore e antagonismo tra una donna, nata a Trieste, ideologicamente di destra ed un uomo dell’establishment titina, fortemente anti-italiano.
La narrazione, collocata a Trieste tra 1979 e 1980, anno della morte di Tito, coglie, nelle osservazioni di Zoran - il personaggio maschile del libro- le preoccupazioni per il terremoto politico ed economico, inevitabilmente causato dalla scomparsa dello statista. Un “dopo Tito” atteso con timore che, da subito, fece intravedere a Zoran l’inevitabile crisi economica e la possibilità drammatica di una disgregazione della Federazione Jugoslava. Ma al centro della vicenda c’è soprattutto la città di Trieste, vista sia attraverso gli occhi prima infantili e poi adulti di Agata, sia con quelli di Zoran, sempre ambiguamente in bilico tra le ideologie social-comuniste e la comoda vita da ricco uomo d’affari a Trieste, città divenuta per lui una sorta di seconda “patria”  .
Un amore dalle tinte chiaro-scure diventa pretesto letterario per raccontare le vicende minute e storiche di una città che nasconde nelle sue pieghe più intime la nevrosi e la consapevolezza di essere - lo era soprattutto in quel 1980- al tempo stesso ai confini del mondo occidentale e la “porta sui Balcani”.  Una posizione geografica e politica spesso scomoda e difficile, con la quale i triestini da sempre convivono e fanno i conti, ma che la rende città unica e magica, con una cultura cosmopolita nata dalla sua tormentata storia.
Miriadi di popoli diversi:
 greci, serbi, sloveni, croati, tedeschi, turchi, ungheresi, ma anche istriani, veneti, friulani,  giunti nei tempi andati da ogni dove per commerciare nel Punto Franco giuliano, hanno creato un intreccio complicato di origini, umori, usanze e tradizioni che nella città è testimoniato dalle tante chiese e cimiteri di religioni diverse. Da quella ortodossa: greca e serba, alla fede israelitica o protestante. 
L’affastellarsi di tutte queste culture, agli antipodi l’una dalle altre, ha dato luogo al fenomeno culturale chiamato “Triestinità”.
Tra i principali momenti temporali della narrazione: il passato remoto, nel vissuto poetico e ingenuo dei bambini Agata e Zoran, il più recente passato (1979), nei flashback di Agata che raccontano del loro primo incontro; il presente (1980), ad alta temperatura erotica nella vita al residence  “La scogliera”.


Prezzo in euro: € 12,00 - per acquistare on-line clicca qui

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